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Cerreto D'Esi
ll nome di Cerreto deriva dal latino Cerrus (cerro), il suffisso d’Esi (riferimento al fiume Esino) è stato aggiunto alla fine del 1800. Nel periodo della dominazione longobarda sembra che questo territorio fosse colmo di alberi di Cerro, che coprivano gran parte del luogo. Le prime, documentate, notizie relative all’insediamento di Cerreto d’Esi le troviamo scritte in una donazione fatta, nel 1090, al Monastero di S.Vittore delle Chiuse, in una nota nell’opera di Filippo Montani “Lettere sulle origini di Fabriano”, il locus qui dicitur Cerreto, qui citato, secondo il Melchiorri, è proprio Cerreto d’Esi e conferme vengono da altri storici locali. Nel 1815, con il ripristino del governo pontificio Cerreto cessò di essere comune autonomo e divenne di nuovo sottomesso al comune di Fabriano, nonostante avesse dato, durante il governo napoleonico, prove evidenti che sapeva reggersi da se. Solo il 10 maggio del 1859 Cerreto divenne comune indipendente e nel 1861 fu aggregato alla provincia di Ancona, aggiungendo il suffisso d’Esi. Cerreto d’Esi deve il suo bel centro storico alle vicende belliche che lo hanno caratterizzato nel corso dei secoli. Il monumento simbolo, che lo contraddistingue da tutti gli altri centri collinari, è dato dalla sua bella torre cilindrica alta 27 metri,detta “di Belisario”, ed edificata attorno all’VIII secolo. Le aperture sulla sommità sono state apportate nel corso del Novecento facendo molto discutere gli storici dell’arte, ma esse si resero necessarie per arginare il continuo movimento di inclinazione della torre. L’ingresso alla rocca è possibile attraversando la bella porta Giustiniana e le due
suggestive scalinate convergenti che conducono alla scenografica architettura di fine Ottocento della Fontana dei delfini. La settecentesca Chiesa di Santa Maria assunta, anche detta “della Piazza” è la chiesa collegiata che dell’anno di edificazione, il 1300, conserva ancora la possente struttura, il portale e una monofora gotica. All’interno è conservato un pregevole crocifisso ligneo di fra Paolo da Chioggia del 1528, e numerose tele di botteghe locali di buona qualità decorativa.
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