Castelfidardo http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo Sun, 24 Jan 2016 18:56:32 +0000 Joomla! - Open Source Content Management it-it simonedigrandi.ag@gmail.com (La Memoria dei Luoghi) LA SELVA DI CASTELFIDARDO http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/330-la-selva-di-castelfidardo http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/330-la-selva-di-castelfidardo L’area dove si svolse la battaglia è molto vasta, ma sicuramente il luogo più affascinante e suggestivo è la preistorica Selva di Monte Oro a Castelfidardo.
Seppur ridotta ai soli 38 ettari, quando, agli inizi del XVII secolo, era estesa fino al mare (in alcuni cabrei sultava di 350 ettari), tanto da essere denominata, nella porzione compresa tra i fiumi Musone e Aspio “Selva tutta in piano”, per la sua ricca biodiversità rappresenta un “unicum” botanico a livello europeo, le sue peculiarità e particolarità scientifiche sono evidenziate in numerose pubblicazioni e ricerche elaborate da botanici nazionali ed internazionali.
Con declivi ripidi e brevi, passa da 120 a 20 metri sul livello del mare, ha una fitta vegetazione (di arbusti, siepi ed alberi secolari alti anche 20 metri) che ricopre la collina nel versante settentrionale.
Attualmente la Selva è divisa in nove proprietà, otto delle quali sono piccole particelle, mentre la più estesa appartiene alla Fondazione Ferretti.


All’interno sono percorribili circa tredici sentieri caratteristici, il più noto dei quali è lo stradone di mezzo che si estende per tutta la sua lunghezza, e veniva usato in antichità per il passaggio di carri e carrozze. Spettacolari sono le fioriture primaverili ed autunnali del ciclamino, delle orchidee e della pervinca, per citarne solo alcune.
Percorrendo il fitto bosco, sono da notare le acquasantiere, cavità che si formano nei tronchi tagliati (conseguenza della gestione a ceduo matricinato terminata intorno al 1960), e che raccolgono acqua piovana, fornendo una fonte preziosa di acqua alla fauna del bosco.
Come riserva naturale di elevato interesse, attualmente la gestione della Selva di Castelfidardo è di tipo ecologico, per permettere il recupero di un maggior livello di naturalità e favorire l’evoluzione spontanea della vegetazione.

Negli ultimi centocinquant’anni anni la Selva di Castelfidardo è stata teatro di molti avvenimenti storici di grande importanza nazionale e internazionale, tra questi la già battaglia di Castelfidardo nella quale il bosco giocò un ruolo determinante per l’esito finale. La sua fitta vegetazione impedì infatti ai Pontifici di valutare la reale entità dei bersaglieri sardo-piemontesi (il XXVI Battaglione era costituito da quattrocento soldati), lì dislocati dal generale Cialdini, i quali, con poderoso volume di fuoco, fronteggiarono la colonna d’attacco del generale de Pimodan e indussero anche i nemici che procedevano in direzione
di Ancona a dare battaglia, permettendo così al grosso delle truppe sardo-piemontesi di intervenire e vincere.
Il 3-4 luglio 1944 fu invece la fanteria tedesca a scontrarsi in questi luoghi con la terza divisione alleata.
Per la tutela della biodiversità, la Regione Marche ha riconosciuto la Selva come “Area Floristica” (L.R. n. 52 del 1974), mentre con il Progetto Bioitaly (Ministero dell’Ambiente, Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e Rete Natura 2000), la Selva è stata proposta come Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.). È inserita tra le Emergenze Botaniche regionali e riconosciuta come “Bellezza naturale delle Marche” (Legge n.1497/39 sulla Protezione delle bellezze naturali).
Il bosco e l’area limitrofa sono poi sottoposti a vincolo paesaggistico (Legge n. 1497/39), al fine di non alterare le caratteristiche del paesaggio rurale legato alla memoria della storica battaglia risorgimentale.

Dal 2001 la selva con un 'antica casa colonica restaurata è un Centro di Educazione Ambientale regionale C.E.A. “Selva di Castelfidardo” e dal 2010 è autorizzata come centro di aggregazione giovanile. Numerose le attività, i progetti e gli appuntamneti proposti con sempre grande entusiamo di pubblico con particolare riguardo all'educazione dei più giovani.
Non è solo la tutela del paesaggio agrario, ma anche la pratica agricola rispettosa del paesaggio adefinire l'attivita del CEA in cui si coltiva il proprio oliveto biologico con la produzionedi olio extravergine di oliva monovarietale. I ricavi vengono poi reinvestiti per attività e progetti dedicati alla cittadinanza e alla tutela del territorio.


La biodiversità della Selva. L’area si caratterizza per l’enorme ricchezza floristica: 708 piante vascolari, 68 briofite (muschi ed epatiche) e 23 specie di licheni. La vegetazione attuale è caratterizzata dal querceto a Roverella e Orniello nella parte sommitale, dal querceto a Cerro e Carpino orientale nel settore intermedio e da una cenosi forestale mesofila a Farnia, Rovere e Carpino bianco nella zona pianeggiante. Quest’ultima associazione vegetale, denominata “Rubio-querco-carpineto”, rappresenta il lembo residuo della foresta largamente diffusa un tempo sui terrazzi alluvionali dei fondovalle marchigiani. Alcune conifere (per lo più Pino d’Aleppo e cipressi) sono state impiantate ai margini del bosco intorno al 1950.

Per quanto riguarda la fauna, ci sono poco meno di 60 Vertebrati censiti all’interno del bosco e nei limitrofi ambienti
agricoli, pari a un quarto della fauna marchigiana.
Si passa da specie tipicamente forestali, come Torcicollo, Picchio muratore, Rampichino, Scricciolo, a specie legate ad aree ecotonali, come Occhiocotto, Averla piccola, Cinciarella, Vespertilio maggiore, Talpa sp., Tasso, Istrice, Saettone
comune. Importante la presenza di rapaci notturni (Barbagianni, Assiolo, Gufo comune e Civetta).

 

 

AA.VV. Guida di Castelfidardo. La storia , l'arte i musei. Sistema Museale della provincia di Ancona, 2011.

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fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 28 Oct 2015 12:40:43 +0000
PROVERBI IN DIALETTO CASTELLANO di Renzo Bislani http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/186-proverbi-in-dialetto-castellano-di-renzo-bislani http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/186-proverbi-in-dialetto-castellano-di-renzo-bislani Pasquella ‘n passu de vitella

Sant’Antò  ‘n passu de bò

Santa Bibiana quaranta dì e ‘na settimana

Candelora dall’inverno semo fora

Santa Caterina o nengue o brina

San Benedetto le rondole sotto el tetto

Maggio sciutto grà da pertutto, maggio ortolà paja e poco grà

L’estate de san martì dura tre giorni e ‘n pezzettì

Piove è c’è ‘l sole el tempo se rimove

Piove cul vento ‘l diavolo è cuntento

Chi lassa la strada vecchia pe la nova male se trova

Chi spende poco spende assai

La lengua batte endò ‘l dente dole

Moie e boi dei paesi tui

Impara l’arte e mettela da parte

Jutate che Dio te juta

Né de venere né de marte ce se sposa, né se parte e se dà principio a l’arte

Come me canti, te sono

Chi ha tempu nun perda tempu

I soldi del piovà come viè se ne và]]>
fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 21 Oct 2015 07:35:50 +0000
SOPRA UN COLLE CHIAMATO CASTELLO di Paolo Bugiolacchi - estratto http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/188-castelfidardo-libro-sopra-un-colle-chiamato-castello-di-paolo-bugiolacchi http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/188-castelfidardo-libro-sopra-un-colle-chiamato-castello-di-paolo-bugiolacchi Paolo Bugiolacchi è nato a Castelfidardo il 29 aprile 1933 e qui scomparso l'11 dicembre del 2009.

Bugiolacchi è stato amministratore e dirigente di diverse importanti aziende e corrispondente di varie testate nazionali e locali. A Castelfidardo ha fondato l'associazione turistica Pro Loco e per molti anni "direttore e redattore del periodico “Musical News”.

É un personaggio unico per la vita culturale e sociale della città di Castelfidardo che ha unito un amore profondo per la sua terra alla capacità manageriale del fare. Come un istrione si è dedicato al disegno e alla pittura, ma soprattutto alla ricerca storica nella sua città:

Il Comune gli ha conferito, nel 2006, il sigillo di Castelfidardo "per la costante ricerca delle radici storiche e culturali della nostra gente, per la disponibilità al servizio della comunità castellana, per la sua composita genialità".

Conosciuto e apprezzato per i suoi volumi sulla storia della città, divenuti riferimento per chiunque voglia approfondire le radici di Castelfidardo, si è anche dedicato alla stesura di un vocabolario del dialetto castellano.

 link http://paolo.bugiolacchi.com/

di seguito alcuni estratti dalle suo opere.

 

 

Libro ''Sopra un colle chiamato Castello'' di Paolo Bugiolacchi:
IV - Oggetti e personaggi pag. 75
El ventaju ( il ventaglio)
Quannu el caldu ce soffuca e ce squaja
Càpita a tanti de pijà ’n ventaju
Pe’ sgrullà l’ aria che ce sta d’ inturnu
E dacce l’ illusio’ d’ un po’ de frescu.
Perché d’ un ‘ illusio’ sempre se tratta
In quantu l’ aria che se smove e sbatte
È sempre quella, spessu afosa e calda,
ch’ intornu ce circonna e che ci upprime.
C’è calchidu’ che c’ià ventaj strani
Che ’ddopra pe’ sgrullà parole intornu
Sa l’ illusio’ de smove mezzu monnu
E lassa invece tuttu come trova!
(1982)   

V – I cibi
I Fagioli sa le cottiche pg. 85
Quant’è bboni i fagioli sa le cottiche!
Pensu che nun c’è al monnu’ n’ artra cosa
Che mèsa ‘ nsieme, accuscì bè se sposa!
Più bbonu, per me, è l’ fagiolu biancu
Quellu che ‘no chiamamu a ‘’cannellettu’’
Prima lessatu, po’ cottu ‘ntel sughettu,
fattu sfrigennu el selleru e cipolla, pezzi de cottica e de pumidoru,
appena appena, pe’ fallo culor d’ oru. Le cottiche ce vole, e questu me sta be’,
ma pe’ falli più bboni nun è tuttu
perché ce canterìa un ossu de pregiuttu.
Ce starìa bè pure un cuttichì nustrale
Mancu ce stona un par de salsiccette
u certe custarelle un po’ grassette.
Insomma, gente mia, sa i fagioli
Tuttu quellu ch’è ‘’porcu’’ è ‘na delizia  
E nun mettelli insieme un’ ingiustizia!
Diventa ‘n’ armunìa pe’l palatu
E pe’ le recchie ‘na musica divina
Sentilli fa ‘’blo blo’’ lì drentu la terìna.
Ppò mesi drent’al piattu anco’ che scotta
Godi’l prufumu e, sa la furchetta,
‘nfilzi i fagioli e ‘na cuttichetta.
E seguiti a magnalli tutt’ un fiatu
Li ‘ndolci e te ‘li ggusti senza fretta
E lì ‘ntel piattu fai pure la scarpetta.
El bellu viene dopu, quann’è sera
U meyu viene dopu, quann’ è sera
U meyu ancora, quannu vai a lettu
Ch’ anco’ te senti gonfiu fin’ al pettu.
E ‘rsenti allora el sonu dei fagioli
Venì defora come amplificatu
E stranì udori che te leva ‘l fiatu
( 1984)

Pagina 100 Pensieri, ,riflessioni e sogni
Pensieri
Se sente tanta gente ripete tutt’ un fiatu
 Che quellu d’ ogge è un monnu disgraziatu.
‘’Ai tempi nostri scì che se scialava!’
Continua a ddì chi pure tribbulava.
Chissà perché cercamu de scurdacce
I grossi dispiaceri e le fregnacce,
mentre cercàmu de tenecce a mmente
solu le ore belle e più cuntente.
M’a forza de rimpianti e de ricordi
u de prugetti sempre più balordi
ce bocca drentu un’ ansia che ce strugge
e nun pensamu al tempu che ce sfugge

Pag.43
 Filastrocca
Questa è la piazza
( Al bambino veniva fatta allargare una mano il cui palmo diventava la ‘’piazza’ e le dita i ‘personaggi’ di questa filastrocca).
Questa è la piazza del lepru ( il palmo della mano)
Cchi c’è passatu un lepru.
Questo l’ ha vistu, ( il primo dito, il pollice)
questu j’ha sparatu,
questu l’ha cottu,
questu l’ha magnatu!
‘Stu poru mignulì
Gnente,gnente!

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fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 21 Oct 2015 07:40:42 +0000
ALLA RICERCA DI STORIA NEL …SOTTOSUOLO di Renzo Bislani http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/185-alla-ricerca-di-storia-nel-sottosuolo-di-renzo-bislani http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/185-alla-ricerca-di-storia-nel-sottosuolo-di-renzo-bislani Forse contagiati dai comuni confinanti, abbiamo tentato di ricercare un po’ di storia anche nel nostro sottosuolo magari partendo dalle grotte presenti nel nostro centro storico.
Le attese erano molte, così come la speranza di poter trovare anche in casa nostra qualche reperto o traccia di passate civiltà e magari di sette segrete!! Purtroppo non siamo stati così fortunati come ad Osimo e Camerano. Qui infatti, oltre alle dimensioni, fattura e sviluppo dei vari siti, sono state trovate anche diverse incisioni raffiguranti simboli religiosi, figure umane, tracce e simbolismi che, secondo alcuni studiosi, potrebbero ricondurci addirittura ai famosi Templari.
A parte tutto vediamo cosa ci offrono le nostre cavità ipogee come vengono chiamate in termini strettamente scientifici.
Partendo dall’indagine affidata al Dott. Geol. Maurizio Mainiero di Ancona da parte dell’Amministrazione Comunale, ci siamo calati virtualmente nel sottosuolo del Centro storico per andare alla ricerca di …storia.
Le nostre grotte - almeno quelle accessibili - come dicevamo, non presentano nessun elemento grafico o scultoreo alle pareti, né hanno forme o dimensioni tali da poter essere catalogate come sale per riunioni, cerimonie o eventi simili.
Per la maggior parte esse si presentano sotto forma di cunicoli con soffitti a volta a botte con, in molti casi, nicchie o corridoi laterali. Spesso troviamo dei rinforzi strutturali alle pareti o alle volte costituiti da pareti archi o volte in muratura; le restanti superfici così come la quasi totalità delle pavimentazioni sono ancora in terra la cui stratigrafia ci evidenzia l’origine argillo-sabbiosa ed arenaria del nostro sottosuolo tipico del periodo pleistocenico.
Le dimensioni sono abbastanza simili e contenute con una larghezza compresa tra 1 e 1,6 m. con un’altezza massima da 1,5 a 3 m.; la lunghezza è invece molto variabile andando da pochi m. a ca. una trentina di metri ovviamente suddivisi in più corridoi o nicchie. In soli due casi si sono raggiunte lunghezze più estese e precisamente 60,5 m. per la grotta presso i locali della banda comunale in Via Roma e 103 m. nelle grotte sottostanti il complesso di Sant’Anna.
Spesso si accede alla grotta vera e propria scendendo delle scale ma in molti casi l’accesso avviene direttamente dal locale a pian terreno dell’edificio o dal suo scantinato. Il dislivello tra l’ingresso e la fine della grotta è in genere contenuto sui 2-3 m. a seconda dello sviluppo; nelle piccole e vere e proprie grotte, lunghe 2-5 m., il pavimento è quasi in piano. In un caso, in Via Cavour, si arriva a scendere di ca. 8 m.  anche attraverso alcune rampe di scale interne.
L’epoca di costruzione risalirebbe, almeno per gli scavi più antichi, tra il 1300 e la seconda metà del 1400 e la loro funzione principale sembra essere stata, o lo è ancora, quella di depositi o cantine oltre che in molti casi come vie di comunicazione con l’esterno del castello o tra i tre terzieri dello stesso.
Una cosa che ci accomuna ai centri vicini è l’utilizzo di molte nostre cantine come rifugi antiaerei durante la seconda guerra mondiale come ci dicono alcuni nonni ancora viventi.
Sicuramente, sia attraverso fonti orali tramandateci dai nostri antenati, sia attraverso alcuni documenti scritti, sia per la particolarità e le direzioni assunte negli scavi, è facile immaginare che molti cunicoli siano stai un tempo collegati tra di loro; il crollo più o meno esteso delle pareti o dei soffitti, opere di ristrutturazione ai manufatti superiori o limitrofi hanno poi costituito la scomparsa o l’inutilizzo di molti tratti.
Una menzione aparte meritano alcune cisterne per la raccolta di acqua. Di esse la più grande è sicuramente la neviera in piazza della Repubblica che con i suoi ca. 50 mq di pavimento ed un’altezza di ca. 8,5 m. veniva utilizzata per raccogliere la neve caduta nella piazza e poi con un cunicolo che attraversa il palazzo comunale veniva collegata alle fognature verso la sottostante campagna. Altre cisterne di minor capienza si trovano in diversi punti del centro e di esse la maggior parte è abbandonata o colmata di detriti. Alcuni reperti piceni ritrovati in zona potrebbero far supporre l’esistenza di un acquedotto scavato nel sottosuolo per convogliare l’acqua a delle fonti superficiali esterne. Però nelle citate cisterne non si sono trovati tracce di eventuali cunicoli o condotte di acqua. Questa veniva prelevata direttamente tramite dei pozzi scavati anche sotto i fabbricati stessi, come quelli trovati sotto il palazzo Soprani o sotto la chiesa di San Francesco lungo il muro che delimita Via Montebello, oppure con delle brevi gallerie collegate direttamente alle falde acquifere.
Lo stato di conservazione è, nella maggior parte delle strutture, alquanto scadente o in abbandono, molte sono state chiuse o riempite da cumuli di detriti in occasione della ristrutturazione delle sovrastanti abitazioni. In alcuni casi le grotte sono ancora utilizzate come cantine, grazie alla loro temperatura costante, o depositi; in pochissimi casi sono state ristrutturate e dotate di un buon impianto di illuminazione.
Interessante è la circostanza che il maggior sviluppo di ogni struttura si abbia in corrispondenza di conventi, Suore di sant’Anna, ex convento di San Lorenzo (attuale P.zza Trento e Trieste), San Francesco, San Benedetto.
Altre zone sono ancora da indagare come nel quartiere della Mucchia e nel terziere del Cassero oltre ovviamente ad altre zone fuori del Centro Storico vero e proprio coincidente con il perimetro del Castello.

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fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 21 Oct 2015 07:34:53 +0000
ARCHIVIO STORICO DI CASTELFIDARDO http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/189-archio-storico-di-castelfidardo http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/189-archio-storico-di-castelfidardo

Dote Mariani

 

 

 

Dote Zagaglia

 

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fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 21 Oct 2015 07:48:17 +0000
DE PUGNA AD CASTRUMFICARDUM di Giuseppe Pasquali Marinelli http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/183-de-pugna-ad-castrumficardum-di-giuseppe-pasquali-marinelli http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/183-de-pugna-ad-castrumficardum-di-giuseppe-pasquali-marinelli Giuseppe Pasquali Marinelli (Camerano il 21 aprile 1793 - 11 luglio 1875) ricoprì incarichi istituzionali presso lo Stato Pontificio e fu Priore del Comune di Camerano al quale dono la sua vasta biblioteca personale costituita da 1390 volumi tra letteratura, teologia e diritto a cui appartengono alcune rare Cinquecentine e Incunaboli. Molto intensa è la sua attività di poeta latinista: un fine umanista che pubblicò pochi versi rispetto alla notevole mole di inediti che ha lasciato.

De pugna ad Castrumficardum è un poemetto epico latino di circa 700 versi con la traduzione di Massimo Moroni e il commento storico di Massimo Coltrinari. La prima parte è completamente dedicata all'opera: la narrazione della battaglia di Castelfidardo in esametri.

La seconda parte presenta una dettagliata biografia dell'autore con l'elenco delle sue opere curato da Luciano Egidi.

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fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 21 Oct 2015 07:25:02 +0000
FOTOGRAFIE STORICHE DI CASTELFIDARDO - La città http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/191-fotografie-storiche-di-castelfidardo-la-citta http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/191-fotografie-storiche-di-castelfidardo-la-citta ]]> fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 21 Oct 2015 08:05:59 +0000 FOTOGRAFIE STORICHE DI CASTELFIDARDO - La Fisarmonica http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/190-fotografie-storiche-di-castelfidardo-la-fisarmonica http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/190-fotografie-storiche-di-castelfidardo-la-fisarmonica

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fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 21 Oct 2015 08:04:54 +0000
IL MONUMENTO NAZIONALE “AI VITTORIOSI DI CASTELFIDARDO” http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/327-il-monumento-nazionale-ai-vittoriosi-di-castelfidardo-e-il-sacrario-ossario http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/327-il-monumento-nazionale-ai-vittoriosi-di-castelfidardo-e-il-sacrario-ossario collocato in prossimità del centro storico, sulla sommità della collina di Monte Cucco, è stato realizzato in bronzo fuso a cera persa. Fu eretto in occasione del cinquantenario della battaglia per ricordare ai posteri lo storico evento, che fino ad allora era  testimoniato solo dal Sacrario-Ossario dei caduti, situato nell’area della battaglia, voluto e realizzato dalle popolazioni locali.

L’idea di erigere il monumento fu lanciata nel 1902 ed ebbe un forte sostegno nell’allora sindaco di Castelfidardo Paolo
Soprani, fu costituito un comitato con presidente il conte Ernesto Garulli. Fu promossa una sottoscrizione durata
dodici anni alla quale partecipò anche lo stato. Con legge n.105 del 17 marzo 1910, sotto il Regno di Emanuele III,
il monumento fu dichiarato di alta riconoscenza nazionale ed inaugurato in forma solenne il 18 settembre 1912.
La gara per la realizzazione del monumento fu vinta dallo scultore veneziano Vito Pardo che propose una forma
innovativa di scultura, esaltando la prospettiva cinematografica, dove il condottiero a cavallo è posto allo stesso
piano dei suoi soldati. Il complesso monumentale, alto circa sei metri e lungo dodici, poggia ed esce da una montagna
di 160 mq in massi di travertino bianco di Ascoli.
Sotto il massiccio roccioso, nella parte posteriore, è stata realizzata una cripta di stile Assiro.
Le decorazioni interne (oggi molto deteriorate) sono di due insigni fiorentini, i professori Giustini e Sollazzini.
L’opera muraria nella quale è incastonato parte del monumento è del maestro Giordani di Castelfidardo. Le figure
dei soldati passano da massa informe appena abbozzata di uomo nel marmo che si plasma dalla roccia per diventare
nel nobile bronzo, soldato dopo soldato, sempre più reale e più grande fino ad arrivare all’espressione più alta
e definita nel generale Enrico Cialdini, che, a cavallo del suo destriero, indica il luogo dov’è il nemico ed incita i
suoi soldati alla carica.
I soldati, tutti diversi, sono rappresentati nella posizione di corsa con tutte espressioni di dolore, foga e disperazione
di uomini in guerra. Con questa opera l’autore intendeva rappresentare il percorso sofferto dell’unità d’Italia
e del suo popolo che da massa informe e divisa, diventava, attraverso la sofferenza della guerra, una sola nazione
ed un solo popolo.
Tutta la collina venne adibita a parco naturale, con vialetti, fontane, panchine e scalinate. Il monumento è posto nella
sommità di una collina di circa dieci ettari piantumata con ventiduemila conifere e flora mediterranea che per alcuni
anni in passato furono annaffiate dalle donne del paese trasportando l’acqua dalle storiche fonti naturali del “Cenciarello”
e della “Concia”, situate a valle del promontorio.
Il parco del monumento è adornato da vialetti, fontane, scalinate e un piccolo parco giochi. Le vie di accesso alla
collina sono controllate da maestose cancellate in ferro battuto chiamate “Cancellate degli Allori”, realizzate su
progetto di Vito Pardo nel 1925.
Il bozzetto originale dell’opera in grandezza naturale, limitato al solo generale Cialdini e ai primi soldati, è conservato
nel “Museo Centrale del Risorgimento” al Vittoriano di Roma.
Il gruppo in bronzo del monumento di Castelfidardo è stato fuso nello stabilimento Pietro Lippi da Pistoia. Autore
degli stemmi, che adornano le pareti della cappella, è Attilio Giustini da Firenze, ornatista insigne, a cui si debbono
gli stemmi che sormontano le targhe dantesche nella città dei fiori. La decorazione di codesto interno sono di Davide Sollazzini, anch’esso da Firenze, su disegno di Vito Pardo. L’opera muraria è dovuta al maestro Giordani da Castelfidardo. La pietra, per tale opera, è travertino d’Ascoli.

 

A.VV. Guida di Castelfidardo. La storia , l'arte i musei. Sistema Museale della provincia di Ancona, 2011.

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fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 28 Oct 2015 12:10:06 +0000
IL SACRARIO-OSSARIO http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/328-il-sacrario-ossario http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/castelfidardo/328-il-sacrario-ossario ll Sacrario-ossario è dedicato ai caduti  della battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 1860 e progettato dall’ingegnere Antonio Bianchi ed eretto negli anni 1861-1870 sul colle di Mirano, ai margini meridionali della selva di Castelfidardo, proprio ove si svolse la battaglia. È un monumento periferico, poco conosciuto e raramente visitato perché offuscato dal più celebre monumento dedicato al generale Cialdini e ai Vittoriosi di Castelfidardo.
Nel marzo 1910 fu poi eretto il nuovo monumento al Generale Cialdini ed ai combattenti nella battaglia di Castelfidardo.
In occasione del 150° anniversario della battaglia l’intera area è stata interessata da opere di consolidamento e pulizia,
mentre la Fondazione “Opere Laiche Lauretane” ha concesso l’utilizzo dell’area adiacente al Sacrario-Ossario per la realizzazione di un luogo di sosta per rendere possibile la vista di tutta l’area della battaglia.
Dopo la disfatta dell’esercito Pontificio avvenuta attorno alle ore 14.00 del 18 settembre 1860, i feriti vennero trasportati negli ospedali allestiti nelle chiese di Loreto, Castelfidardo ed Osimo. Il giorno dopo i caduti furono raccolti e seppelliti nel campo di battaglia in due fosse separate “verso il mare Adriatico i Pontifici, verso la Selva di Castelfidardo i Piemontesi”. Ma quella sepoltura così anonima e poco celebrata, mosse la pietà e l’orgoglio delle popolazioni marchigiane animate da fervido patriottismo e pietà per i vinti. Sorse così l’idea di erigere un monumento ai caduti che avevano segnato col sacrificio quell
giornata memorabile.
Così come lo vediamo oggi, il monumento è costituito da una piattaforma pavimentata quadrata di 12 metri sormontata
da 12 piramidi quadrangolari tronche in travertino d’Ascoli, collegate da spesse balaustre dello stesso materiale. Tramite due aperture contrapposte nelle balaustre si ha accesso alla colonna centrale di marmo bianco d’Istria. Sulle facce esterne delle piramidi sono scolpiti i nomi dei soldati piemontesi caduti nella battaglia, mentre le facce interne furono lasciate bianche in onore dei soldati pontifici dei quali non si conosceva il nome. Le ossa dei soldati vennero seppellite in avelli separati nella
stanza sottostante al monumento, con lo stesso criterio di separazione della fossa precedente.


Il simbolismo.

L’Ossario ai caduti è un monumento con una valenza non solo simbolica, ma anche iconografica. Un recinto delimitato da dodici semipiramidi tronche e al centro una colonna.
Da una parte l’uso delle semipiramidi tronche è il tipico soggetto iconografico artistico riportato in auge Napoleone dopo le imprese egizie, esse rappresentano la continuità del tempo e la vita spezzata dei caduti. Su queste semipiramidi tronche ci sono i nomi dei caduti perché la Commissione reduci delle battaglie risorgimentali del 1848/49 identificò nel nome del caduto la sua memoria.
Il nome, che equipara il monumento a un monumento cimiteriale, fa sì che il momento storico divenga anche un momento un momento religioso e, non a caso, la costruzione ha assunto la forma del recinto, che, nella simbologia ottocentesca, indica il paradiso.
Al centro poi è collacata una colonna intera, non spezzata, coronata di alloro. Originariamente il monumento era sconsacrato, poi nel 1956 la nobildonna Maria Lucrezia Lepetit, duchessa Ferretti di Castelferretto, chiese ed ottenne dal Vescovo di Recanati di benedire il monumento e le spoglie dei soldati, e nella colonna centrale fu collocata una croce cristiana. Attorno al monumento furono messi a dimora cipressi e siepi come cornice.

 

 

AA.VV. Guida di Castelfidardo. La storia , l'arte i musei. Sistema Museale della provincia di Ancona, 2011.

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fedecandelaresi@libero.it (Federica Candelaresi) Castelfidardo Wed, 28 Oct 2015 12:17:29 +0000