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L'intero territorio di Arcevia è stato nei secoli insediato da numerose civiltà.
A testimonianza di ciò, vi sono i vari ritrovamenti fatti nel corso del tempo
inerenti la preistoria, protostoria e fino all'età del ferro.
Nel territorio compreso fra le località di Montefortino, Ripalta e San Ginesio,
sono state fatte rilevanti opere di scavo e le numerose ricerche hanno portato alla luce la necropoli gallica di Montefortino
(metà del IV-inizi del II secolo a.C.), il fossato di Conelle (circa III millennio a.C.) e numerosi altri rinvenimenti.
Nel corso del tempo, in questa zona, si sono tramandate leggende per lo più legate a strani rinvenimenti fatti dai contadini.
Si va dai campi detti "dei giganti" (per ritrovamenti di "arti" scultorei dalle dimensioni enormi)
all'omonimo cimitero (in zona San Ginesio, si narra del rinvenimento di scheletri umani oltre i due metri).
Nel passaggio generazionale, molte cose sono state modificate, implementate o dimenticate,
ma della zona, resta la nomea del "cerchio della paura".
Statue e bambole d'oro rinvenute dai mezzadri e barattate con i fattori per qualche uova in più,
teste e gambe in marmo usate per rinforzare aratri e, soprattutto, continue incursioni notturne di "cacciatori d'oro".
Fra tutte le leggende, ce n'è una che continua a essere raccontata.
La versione che diremmo ufficiale è stata riportata da Idelma Bruni di anni 80, residente a Montefortino e nativa di San Ginesio.
La storia delle "bocce d'oro" le fu raccontata dal padre Nicola Bruni che, secondo quando riportato, fu direttamente coinvolto alla scoperta.
Intorno ai primi del '900, girava già la storia di un gioco delle bocce tutto d'oro.
Secondo i racconti, il tesoro era interrato in un piccolo altipiano di Ripalta (subito sopra San Ginesio) e segnalato da una Croce lignea.
Una notte, tale Nicola Bruni, sua sorella minore (all'epoca poco più che ragazzini) e un altro signore non meglio identificato,
si recarono sul luogo e scavarono per recuperare le sfere d'oro.
Il gioco delle bocce d'oro fu effettivamente trovato e portato a casa per la notte dal terzo signore partecipe allo scavo.
Il giorno seguente però, costui informò gli altri due di aver riportato le sfere nel luogo del ritrovamento, di averle di nuovo seppellite
e riposto la croce al proprio posto perché per l'intera notte avevano continuato a ruotare sul tavolo della cucina sopra cui erano state momentaneamente appoggiate
In seguito a sopralluoghi nel campo su cui tutt'ora stanzia la croce lignea,
sono state rinvenuti (e continuano ad esserlo) grossi blocchi di pietra calcarea composta da strati di fossili marini (siamo a 40 km circa dal mare e a 300 metri di altitudine).
Ora, non è possibile sapere con certezza se la leggenda delle bocce d'oro abbia o meno un fondo di verità,
è comunque certo che, tale zona, sia stata nel corso dei secoli scelta e contesa fra le varie civiltà,
come pure è vero, secondo alcuni racconti, che lì dove oggi troneggia quella croce senza età, un tempo vi fosse una "cava" di pietra calcarea.

di Laura Coppa

 

 

 

Ripalta di Arcevia. Foto della Croce sotto la quale pare sino state rinvenute le bocce d'oro della leggenda. La Croce pare risalire alla seconda metà del XIX secolo, mentre la base in mattone è stata probabilmente rifatta negli anni 60/70. Intorno alcune pietre calcaree e fossili rinvenute durante i vari cicli di lavorazione del terreno.

Ripalta di Arcevia. Panoramica del campo dove è situata la Croce della leggenda delle bocce d'oro.

Fossile di conchiglia rinvenuta nel terreno di Ripalta.

Fossili di ostriche rinvenute nel terreno di Ripalta.

Blocco di pietra calcarea (composta da sabbia e frammenti di conchiglia)
con fossile di una grande conchiglia rinvenuta nel terreno di Ripalta.

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